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IL VINO ANTICHE OLIMPIADI

Il nettare di Krimisa considerato il migliore del mondo classico

La Calabria nell’età classica si è distinta nello sport non solo per la superiorità atletica dei suoi concorrenti ma anche per il vino. Quello prodotto dalla colonia greca Krimisa, più vicino ad una bevanda dato l’allungamento con acqua, partiva dalla costa ionica calabrese per approdare alle Olimpiadi come premio donato ai vincitori. Per il più importante e celebre evento sportivo del mondo di allora veniva selezionato il vino più pregiato proveniente dal territorio considerato dai Greci il più evoluto per conoscenze viticole ed enologiche. Ad incoronare le leggende del podio era quindi il vino proveniente dalla patria degli Enotri; in particolare da quella fascia costiera oggi compresa tra Cirò Marina, Melissa, Crucoli. Per la vocazione alla viticoltura, esso impressionò così i coloni ellenici al loro arrivo tanto da portarli a chiamare Enotria la Calabria. Le tavole di Eraclea, risalenti al III secolo a.C. e oggi conservate al Museo Archeologico di Napoli, sono una delle fonti scritte che testimonia l’inconfutabile qualità dell’attività viticola, riportando come un terreno coltivato a vite nell’areale di Krimisa “aveva un valore sei volte superiore a quello coltivato a cereali”. Il vino calabrese ebbe per diversi secoli grande fama, era anche quello che si conservava meglio e garantiva longevità, grazie ad un altro elemento ottenuto in questa regione allora reputato il migliore di tutta l’Italia come ricorda Plinio: la pece calabrese. Usata come rivestimento interno delle anfore, consentiva infatti al vino di conservare a lungo le sue proprietà olfattive e organolettiche.

IL VINO ANTICHE OLIMPIADI
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